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"In questo breve saggio ci viene indicata una possibilità, una via che, se pure difficile, può condurci per mano verso una serenità che non è rassegnazione e neanche soltanto accettazione dell'insulto o dell'evento negativo che ci ha colpito, ma è qualcosa di più. Una via difficile, abbiamo detto, quella che traccia Alessandra Peluso, una via che si può percorrere da soli con maggiori difficoltà oppure chiedendo l'aiuto di qualcuno. Questo 'qualcuno' può essere, suggerisce l'autrice, un consulente filosofico, un filosofo, o uno psicoterapeuta sophianalista. Quello che ci appare profondamente interessante è che Alessandra nella relazione duale empatica che si stabilisce tra la Persona che aiuta e la Persona che chiede l'aiuto, volutamente non usa i termini di "consulente-consultante" o di "psicoterapeuta-paziente", ma piuttosto i termini di specialista e persona. In questo ci sembra di scorgere l'intenzione dell'autrice, e siamo profondamente d'accordo, di non etichettare la Persona che sta soffrendo o che semplicemente intende accostarsi ad un modo diverso di vivere l'esistenza." (dall'introduzione di Luigi Lanzolla)